martedì 22 giugno 2010

Gianluca Bellissimo 12 anni .... vittima della malasanità!!!














Morte Gianluca Bellissimo, dubbi su operato medici




ReggioCalabria News - Cronaca Reggio Calabria
Scritto da Il Fatto Online
Venerdì 18 Giugno 2010 11:37


ospedale-riunitiMELICUCCO (RC) - Combattivo il leale della famiglia Bellissimo che vuole far luce a tutti i costi sulla morte del piccolo Gianluca, deceduto la settimana scorsa in seguito ad un incidente stradale avvenuto lo scorso 6 giugno sulla strada provinciale che collega Melicucco a Polistena. Il sospetto della famiglia Bellissimo è quello che presso l' Ospedale Riuniti dove il ragazzo è stato ricoverato non si sia fatto abbastanza, per evitare il decesso del bambino. Quindi c'è la possibilità che ben presto vengano fatti dei controlli appropriati sulla responsabilità di medici ed infermieri.

lunedì 17 agosto 2009

Per non dimenticare mai Marialuisa Cortese...21 anni



http://giugioni.ilcannocchiale.it/post/1120122.html

8 agosto 2006

Il Poli-killer di Messina


La settimana scorsa un'altra ragazza è morta al Policlinico di Messina.
Ormai solo un pazzo può parlare di "fatalità". C'è qualcosa che non funziona nella sanità siciliana. Più di qualcosa.L'ultimo caso, quello della povera Maria Luisa Cortese rende tutto ancora più assurdo. Anche Maria Luisa è morta per complicazioni dovute all'anestesia. Lo stesso motivo che causò la morte del piccolo Davide Campo. Assurdo, dicevamo. Assurdo perchè tra gli anestesisti di Maria Luisa vi erano le stesse persone che hanno "curato" Davide Campo...
"Speriamo che la sua morte serva a qualcosa" si era detto.La morte di Davide Campo non è servita a niente.Servirà a qualcosa la morte di Maria Luisa?Ma è mai possibile che persone sotto inchiesta continuino ad operare?
Una storia che ha tutti gli aspetti di un incubo.

Pubblico di seguito l' articolo di di Michele Schinella dall'ultimo numero di Centonove:

Sanità.Il Polikiller
Riflettori puntati sull’Azienda sanitaria Gaetano Martino di Messina dopo la morte di Maria Luisa Cortese. Uccisa da una crisi seguita al parto cesareo. Non voluto
Determinante l’anestesia, praticata da un’equipe messa già sott’inchiesta.
Seppellire i propri tigli è l’evento più doloroso che possa capitare. Solo chi lo vive può comprenderlo. Pensare che Maria Luisa se ne sia andata perché dei medici hanno fatto male il loro lavoro rende il dolore rabbia. Finché non sapremo la verità non ci potremo dare pace». A Giuseppe Cortese e alla moglie, la verità non permetterà di riabbracciare la figlia Maria Luisa. E la verità non darà a una bimba nata orfana, Antonella Luisa, la madre che l’attendeva con trepidazione per porla al proprio seno. La verità non sarà capace di restituire ai suoi affetti, al suo compagno Luciano, una giovane di 21 anni morta in una sala operatoria del reparto di Ostetricia del Policlinico Universitario di Messina, nel dare alla luce, con parto cesareo, una nuova vita. Tuttavia la verità consentirà, forse, di dare una risposta alla giustizia. Se mai, alla verità, si riuscirà a giungere.
IN CERCA DI UN PERCHE. E’ già trascorsa una settimana dal giorno della tragedia e, questa è l’impressione, non sarà semplice stabilire perché, per Maria Luisa, il 27 di luglio è divenuto l’ultimo giorno di vita. Non sarà semplice accertare se i medici (e quali) hanno commesso un qualche errore o se, come ha dichiarato il direttore generale facente funzioni del Policlinico, Giovanni Materia, gli astri ci hanno messo lo zampino. Il compito della magistratura e dei consulenti tecnici si è fatto particolarmente arduo per il verificarsi di un fatto inquietante.
IL GIALLO DEI DATI. La registrazione dei dati relativi ai parametri vitali (importante per la comparazione con quanto appuntato sulla cartella anestesiologica) che l’apparecchio di anestesia effettua nel corso di ogni intervento chirurgico è andata persa. Tutto cancellato. Ma come è stato possibile? ‘L’apparecchio è di ultima generazione e da quanto mi è stato riferito è risultato perfettamente funzionante. Possiede un dispositivo di registrazione digitale. Se non viene messo in stand by la registrazione continua e si cancellano via via i dati già acquisiti’, spiega il consulente tecnico della famiglia Cortese, Bondi. «Ritengo - aggiunge - che la persona a cui è stata affidato l’apparecchio dopo il sequestro disposto dalla magistratura abbia omesso di porlo in stand by». «Un non addetto ai lavori - conclude - questo non lo sa ma un operatore sanitario, in specie se anestesista, lo sa benissimo». La notizia ha immediatamente messo in fibrillazione il procuratore della famiglia Cortese, Borzì. «Chiederemo subito—sottolinea il legale - che il magistrato titolare dell’inchiesta faccia luce su questa inquietante circostanza. Anche perché a un familiare della donna morta è stato riferito da un medico del reparto di ostetricia che fino alle 23 della notte nella sala operatoria già sequestrata sarebbero stati presenti alcuni medici anestesisti». L’esame autoptico condotto nella giornata di lunedì ha detto con certezza solo che la morte è riconducibile a un blocco respiratorio. Saranno ora determinanti le indagini istologiche, esame delle cartelle cliniche e testimonianze.
UNA SERIEDI ANOMALIE. Quale sarà il risultato degli accertamenti medico legali, gli eventi che hanno scandito la tragica giornata del 27 presentano alcune gravi anomalie. Maria Luisa, si ricovera il 25 nel reparto dove opera l’ostetrico che la segue nel corso dei nove mesi. Per il 27 viene fissato il parto naturale pilotato. Nella mattinata però, succede qualcosa. Il parto, a pilotarlo, neanche si inizia, I medici si accorgono, solo quella mattina, di una sproporzione feto-pelviCa. Ritengono sia necessario procedere a parto cesario. Maria Luisa non ha le contrazioni, la nascitura è in posizione. Non vi è alcuna sofferenza fetale e si è ancora nella 4oesi- ma settimana di gravidanza. Nonostante ciò, si decide di intervenire subito. Per farlo è, però, necessario dichiarare l’intervento urgente. Solo così si può ottenere la disponibilità degli anestesisti. Ma la dichiarazione di urgenza attiva un percorso speciale. Se l’intervento è urgente, allora, non si può somministrare, secondo le cadenze orarie prestabilite, il protocollo terapeutico di prevenzione delle reazioni allergiche che a Maria Luisa era stato prescritto, in considerazione dell’allergia manifestata da piccola ad un antibiotico, nell’eventualità di un’anestesia. Perché si è dichiarato urgente un ìntervento che non lo era? «Operare in urgenza è diventata una prassi. Una prassi che aumenta i rischi. Non lo si fa tanto per ragioni economiche quanto per non impazzire dietro i tempi fisiologici delle patologie. Nei reparti di Ostetricia, poi, a questa prassi, per i medesimi motivi, si aggiunge quella del cesario», spiega un dirigente medico. Maria Luisa entra in sala operatoria intorno alle 13 e 30. Si procede prima ad un’anestesia spinale che non fa effetto, e poi a quella totale. Quando uno dei due chirurghi incide per estrarre il nascituro, intorno alle 14 e 15, Maria Luisa è gia in sofferenza respiratoria, Il sangue si presenta inscurito. Il chirurgo lo comunica all’anestesista e procede all’estrazione della bimba che, in buonissime condizioni di salute, alle 14 e 35 circa, i parenti si vedono passare dinanzi. Solo dopo cinque minuti, alle 14 e 40, scatta l’emergenza con infermieri, medici e portantini che corrono all’impazzata. Che fa l’anestesista nel lasso di tempo che va dal momento in cui insorge la crisi respiratoria a quando scatta l’emergenza rianimatoria? «Si rivolga alla Procura. Le cose non sono andate come avrebbero dovuto»,ha detto, uscendo dalla sala operatoria, uno dei due chirurghi al padre di Maria Luisa. La morte di Maria Luisa ha sollevato altri gravi e inquietanti interrogativi. Da subito. Da quando si è sparsa l’indiscrezione, poi confermata, che dell’équipe di sala operatoria faceva parte la stessa anestesista rinviata a giudizio il 27 aprile scorso, perla morte del piccolo Davide Campo, avvenuta il 19settembre2005, in un’altra sala operatoria del Policlinico nel corso di un intervento di appendicectomia: Rossana Panasiti.
L’OMBRA DI PANASITI. Il suo nome ormai è sulla bocca di tutti. La giovane anestesista, classe 1973, assunta quattro giorni prima con contratto annuale, era da sola il 19 settembre 2005 a garantire le funzioni vitali di Davide. E si è trovata ancora una volta da sola a garantire quelle di Maria Luisa. L’altra anestesista, iscritta nel registro degli indagati, è intervenuta quando era già scattata l’emergenza: questo è ormai certo. «In quella sala operatoria non ci doveva essere», si sente ripetere nei corridoi e in ogni stanza del Policlinico.
DOMANDE SENZA RISPOSTA. Ma l’allora Direttore sanitario Giovanni Materia non aveva garantito che l’anestesista in questione «sarebbe stata impiegata in compiti che escludono una sua attività autonoma e diretta in sala operatoria?». Non si era stabilito che, anche a sua tutela, Rossana Panasiti dovesse sempre essere accompagnata da un’anestesista più anziano? E, se così era, perché non è stato? Giovanni Materia a queste domande ha preferito non rispondere. Le stesse, angoscianti domande, si potrebbero rivolgere al Direttore dell’Unità operativa di Anestesia, cui la Panasiti appartiene. Giovanni Materia promette ora che «l’Azienda Policlinico, se emergeranno responsabilità colpose, procederà alla risoluzione del contratto di lavoro e alla costituzione di parte civile nel giudizio penale». Subito dopo la morte di Davide, all’esito delle prime indagini della commissione interna, il Direttore generale, con provvedimento del 28 settembre 2005, dispose l’avvio del procedimento diretto alla risoluzione del contratto e alla sospensione cautelare per un mese dell’anestesista. Il mese trascorse, le indagini andarono avanti, la perizia mise in rilievo gravi responsabilità dell’anestesista, che venne rinviata a giudizio (e, il Policlinico, non risulta tra le parti civili). Intanto, del procedimento amministrativo si perde ogni traccia. Tenta di rinvenirla, la traccia, il legale della famiglia Campo. A specifiche richieste gli si risponde che non appena si assumeranno decisioni gli verranno comunicate. Sta ancora aspettando. Nel frattempo, Rossana Panasiti partecipa a una nuova selezione per il reclutamento di medici anestesisti. Risulta la prima e si guadagna il diritto a un nuovo contratto annuale rinnovabile per altri tre. E continua a svolgere il suo lavoro.
LA TRAGEDIA RINNOVATA. La madre di Davide Campo questo non l’ha mai accettato. Lei, che la tragedia l’ha vissuta sulla propria pelle non perdeva occasione, per manifestare la sua indignazione. «Mio figlio ormai è morto. Vorrei, almeno, che la sua morte servisse a impedir nuove assurde morti» diceva, inascoltata, la signora Rosaria. «La morte di Davide non è servita a nulla», andava sussurrando, sconsolata, nel corso delle esequie funebri di Maria Luisa.

domenica 16 agosto 2009

Per non dimenticare mai Carlo Gianfranco Pigliacampo..51 anni







Gli dissero è "Solo influenza", ma è morto in corsia


URBINO - I medici gli riconoscono una influenza, muore in corsia dopo 24 ore di andirivieni dall'ospedale e di sofferenze per problemi cardiovascolari. Carlo Pigliacampo, cinquantunenne di Tavoleto, tecnico per la sicurezza alla Simam di Senigallia, è morto nell'ospedale di Urbino alle 9 del 31 dicembre scorso dopo essere stati ricoverato due volte. Il 3 gennaio l'autopsia ordinata dalla pm Simonetta Catani, che ha aperto un fascicolo. Una vicenda che ha lasciato incredula la comunità di Tavoleto, i colleghi di lavoro di Senigallia e i tanti amici della Croce Rossa e della Protezione Civile dove Carlo Pigliacampo svolgeva volontariato. La famiglia vuole giustizia e così si è rivolta al Codacons regionale rappresentato dall'avvocato di Senigallia Corrado Canafoglia. "La mattina del 30 dicembre - spiega l'avvocato - intorno alle 10.30, Carlo Pigliacampo accusa un forte dolore al petto e al braccio sinistro. La moglie, Fiorella Angeli, chiama il medico di famiglia e il 118 di Urbino. Il medico di base gli diagnostica una problema cardiovascolare e così gli somministra una pastiglia apposita. Poco dopo arriva il 118 che lo trasferisce al pronto soccorso dell'ospedale urbinate. L'uomo non ha febbre ma forti dolori al torace e probabilmente la pasticca consigliatagli dal medico di famiglia ha attenuato quel dolore. Sono le quasi le 11. Qui Carlo Pigliacampo rimane sino alle 17.30, quando i medici constatano una influenza dovuta ad un colpo di freddo e gli prescrivono medicinali per questa patologia. Fiorella Angeli presta servizio volontario nel reparto di chirurgia all'ospedale di Rimini. Più volte - afferma infuriata - ho fatto presente ai medici che mio marito poteva avere un problema cardiaco, ma questi non mi hanno ascoltato ed hanno confermato l'influenza. Carlo Pigliacampo viene dimesso alle 17.30 e torna a casa. "Alle 24 del 30 dicembre - racconta Canafoglia - l'uomo accusa gli stessi dolori della mattina, ma ancora più forti e così la moglie chiama il 118. Di nuovo al pronto soccorso, e per la precisione in astanteria, dove rimane sino alle 8 del mattino del 31 dicembre. Alle 9 circa i sanitari decidono di sottoporlo ad un esame diagnostico al torace. Mentre torna dalla sala esami Carlo Pigliacampo mostra dolori lancinanti al petto e poco dopo muore in corsia. L'autopsia è stata eseguita il 3 gennaio e gli accertamenti autoptici sono ancora in corso. Dalle prime indiscrezioni la morte dell'uomo sarebbe legata a problemi cardiovascolari. "Non vogliamo certo fare processi prima che giungano i risultati degli esami ordinati dalla Procura, certo è però che le modalità, se confermate, in cui è morto il signor Pigliacampo ci lasciano perplessi. Per questo motivo assicuriamo la nostra presenza al fianco della famiglia perché si accerti la verità. Sulla possibilità di una azione legale l'esponente Codacons non lascia spazio a dubbi. Sì, ci riserviamo di costituirci parte civile nel momento in cui fossero individuate responsabilità penali di quanti sono intervenuti.

Per non dimenticare mai Elio Simone, 67enne

http://www.informazione.it/z/11E4205C-07D6-4EAE-A93F-47B4B8FF97B5/LO-TRASFERISCONO-E-MUORE-INDAGATI-37-CAMICI-BIANCHI-Lecceprima-it



Trentasette medici, fra cui due primari, indagati con l’accusa di omicidio colposo per la morte di Elio Simone, pensionato, 67enne di Lecce, deceduto il sei aprile scorso nel reparto di pneumologia all’ospedale di San Cesario. Sul registro degli indagati compaiono i nomi dei “camici bianchi” di due interi reparti: lo staff della terapia intensiva del “Vito Fazzi” e i medici del reparto di pneumologia del nosocomio di San Cesario.

La Procura vuole approfondire le cause del decesso per il quale i figli del pensionato – assistiti dall’avvocato Roberto De Matteis - hanno chiesto ed ottenuto i necessari accertamenti sporgendo denuncia. Il pm Antonio De Donno ha disposto per domani mattina l’autopasia sul corpo del pensionato affidata al medico legale Roberto Vaglio. Le perplessità dei famigliari si concentrano sulle motivazioni che hanno convinto i medici a trasferire il proprio congiunto da un reparto attrezzato e di grande monitoraggio ad un centro privo di qualsiasi specializzazione.

Nel febbraio scorso Simone venne sottoposto ad un delicato intervento chirurgico al cuore eseguito dall’equipe medica dell’ospedale “Vito Fazzi”. L’operazione venne effettuata con successo tant’è che la degenza di Simone scivolò senza particolari intoppi. Come segnalano nella loro denuncia i famigliari, il pensionato venne trasferito - contro il parere degli stessi parenti e di qualche medico dello stesso reparto – a San Cesario. E per i figli, il proprio congiunto non era ancora nelle condizioni fisiche per lasciare un centro così specializzato ed essere “dirottato” a San Cesario.

Nella notte precedente al decesso, a quanto se ne sa, Simone aveva accusato una crisi e i medici erano stati costretti ad attaccargli un respiratore artificiale. Poi, il decesso nella notte tra il 5 e il 6 aprile per un arresto cardiocircolatorio. Ad accorgesi dell’improvvisa dipartita è stata la moglie, la mattina successiva. Per ora, come detto risultano indagati 37 medici. Si tratta di un atto dovuto del pubblico ministero che si è mosso con un intervento “a pioggia” per focalizzare al meglio eventuali responsabilità. Dopo gli esiti dell’autopsia, il gran numero di indagati subirà una fisiologica scrematura.
Francesco Oliva

Per non dimenticare mai Maria Leoni..54anni

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2009/24-giugno-2009/mori-fila-pronto-soccorso-indagata-dottoressa-ospedale-maggiore--1601499278497.shtml

Morì in fila al Pronto soccorso, indagata
una dottoressa dell'Ospedale Maggiore
Maria Leoni era una disabile psichica: le ipotesi di reato sono omissione di atti d’ufficio e omicidio colposo
Il Maggiore

Il Maggiore

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NOTIZIE CORRELATE
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Disabile muore al Pronto soccorso del Maggiore

C’è un indagato, una dottoressa del pronto soccorso dell’ospedale Maggiore, nell’inchiesta del pm di Bologna Antonello Gustapane e dei carabinieri del Nas sul decesso di Maria Leoni, la disabile psichica di 54 anni morta il 19 maggio mentre era in attesa in attesa al pronto soccorso con una crisi respiratoria. Il medico, A.M.C., difesa dall’avvocato Alessandro Cristofori, fu la prima a vedere la paziente. Le ipotesi a suo carico sono di omissione di atti d’ufficio e omicidio colposo. Oggi è stata convocata nella caserma del Nas per un interrogatorio. In base alla ricostruzione fatta dai militari del Nas la struttura che ospitava Maria Leoni ha chiamato il 118 alle 14.04, e l’ambulanza è arrivata alle 14.17. Caricata alle 15.06 sul mezzo, è arrivata al Maggiore alle 15.20 e il triage è stato completato alle 15.31. Assegnato il codice di ingresso giallo, la donna è stata visitata alle 16.05 dal medico finito indagato, e alle 16.59 da una psichiatra. Alle 16.08 era stata inoltre sottoposta a elettrocardiogramma e poco prima a esame del sangue. Alle 18 la donna era andata in arresto cardio-circolatorio; sono state tentate manovre rianimatorie. Gli assistenti delle cooperativa Dolce che l’avevano accompagnata al Maggiore avevano raccontato delle ore di attesa senza che nessuno visitasse Maria, e che due dottoresse avevano visto la signora senza però farle una vera visita. L’ipotesi di omissione è relativa al fatto che non sarebbe stato messo il codice giusto di entrata, che non sarebbero state fatte le prime valutazioni con la necessaria urgenza, che non ci sarebbe stato un intervento di uno specialista, visto che al signora accusava una crisi respiratoria.


24 giugno 2009

venerdì 14 agosto 2009

Per non dimenticare mai Valentina
























http://blog.libero.it/UNALUCEBLU/7429465.html?ssonc=25217587


LA STORIA DI VALENTINA
Ai primi di giugno Valentina accusa un forte mal di testa prima di fare il saggio di danza di fine anno scolastico....dopo pochi giorni avrebbe affrontato con successo la maturità classica. Mamma e papà la portano immediatamente al Pronto Soccorso dell''Ospedale San Paolo di Savona, perché si rendono conto che non è un mal di testa normale. Valentina non ne aveva mai sofferto. Viene dimessa senza che venga fatto alcun tipo d'esame , tanto meno accertamenti strumentali approfonditi come, per esempio, una TAC.
Una sera di fine ottobre,di nuovo un terribile attacco li fa tornare al Pronto Soccorso. Il malore viene ancora una volta scambiato per una banale cefalea,nonostante le fitte,la nausea e i formicolii. Valentina non si reggeva in piedi ma...era solo stress. La curano con ansiolitici. Segue, dopo 15 giorni,un appuntamento anche al Centro Cefalee.
A fine novembre, di notte,Valentina si sente di nuovo male. I medici del 118 intervengono subito e percepiscono la gravità della situazione. La portano,ormai incosciente, all''Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure dove viene operata d' urgenza...Ma per Valentina è troppo tardi...non c'è più niente da fare;l'intervento non la salva. Muore il 1 dicembre 2005 per aneurisma cerebrale.
Se nei precedenti ricoveri non fossero stati sottovalutati i sintomi e l'aneurisma fosse stato sospettato in tempo Valentina sarebbe ancora viva.
In quel doloroso momento i genitori di Valentina hanno acconsentito all''espianto degli organi e più di sette persone sono vive grazie a lei.
Purtroppo l'informazione che si ha su donazione organi non è corretta e il contraddittorio non c'è mai! La mamma di Valentina ha parlato anche di questo durante l'udienza processuale che si è appena svolta l'8 aprile 2009.
L'articolo di giornale del Secolo XIX illustra chiaramente cosa è successo anche a questo proposito! Se volete saperne di più contattatela ...
A tutt'oggi i medici lavorano tranquillamente, senza neanche essere stati sospesi per un giorno,come invece capita alla maggior parte dei lavoratori per sbagli meno gravi.
“Questa è la prassi in qualsiasi caso di errore medico” : nell'immediato non ci sono provvedimenti disciplinari o simili che scattano automaticamente.E si sta andando verso la depenalizzazione...
Non sarà una buona soluzione per i cittadini...
tutto sarà delegato a Commissioni costituite da medici e solo le Assicurazioni degli Ospedali risponderanno e risarciranno eventuali errori medici!
La Magistratura aveva aperto un'inchiesta........ i medici sono stati rinviati a giudizio solo il 16 ottobre 2008.
Ci sono voluti più di tre anni perchè si arrivasse al Processo e prima di procedere nei confronti dei medici è stata voluta a tutti i costi una perizia super-partes che non lasciasse dubbi sull'errore commesso. La conclusione è stata che Valentina avrebbe potuto salvarsi senza conseguenze al 98% se solo si fosse fatta una semplicissima Tac.
Ma non è bastato!
Evidentemente non tutto, ancora una volta , è andato per il verso giusto...
Non si sono considerati durante le indagini aspetti importanti che non dovevano essere sottovalutati: Paola e Giorgio,infatti, sono stati ascoltati solo l'8 aprile 2009!
Sono occorsi più di 3 anni perché si ascoltasse il racconto completo dai diretti interessati!!
Troppo tardi per coinvolgere tutti i responsabili dell'imperdonabile errore…. era prevedibile .. e si sa a chi dover dire “ Grazie ”
L’alibi del “ non mi ricordo “ è stato sovrano nelle testimonianze degli infermieri durante l’udienza del 3 giugno 2009.
I medici, completamente insensibili alla morte di Valentina , preoccupati solo di dare una mano ai poveri colleghi, non hanno risposto chiaramente a molte domande e soprattutto hanno dichiarato che le Tac a secco sono inutili...meglio i "medici sensitivi" che hanno visitato Valentina senza fare alcun tipo di esame!!! Il bel risultato è evidente a tutti!!!
Il plotone dei medici legali sarà ascoltato il 10 luglio 2009 ( ancora una volta abbiamo dovuto subire un nuovo rinvio dell'udienza che era stata fissata da tempo al 17 giugno!)
C'è solo da chiedersi : Come fanno emeriti professionisti a sostenere tesi tanto diverse tra loro??? La medicina non è una scienza esatta, ma fino a un certo punto...Di fronte all'evidenza non si può continuare a parlare di semplice mal di testa perchè ci risulta che le persone vanno al pronto soccorso con questo sintomo solo se il dolore è significativo...
Per Valentina i campanelli di allarme sono stati due,due pugnalate, ma molti incompetenti non l'hanno capito...e quello che fa più male è che diverse persone li considerano ancora bravi!!!...e i medici li considerano ancora colleghi!!!
Ci si riempie la bocca col "non sottovalutare i sintomi" e "fare prevenzione", ma poi, al lato pratico, puoi solo sperare nella fortuna!

La prossima udienza è stata fissata per il 14 ottobre 2009. Il giudice sentirà ancora un perito di parte dei medici (quello che non si è presentato!) e poi deciderà se incaricare altri periti per una nuova perizia super-partes. Ma quante ne vogliamo fare ancora??? E di cosa si vuole disquisire se a Valentina non è stato fatto neanche un esame del sangue??? Niente di niente ! Qualcuno ha sbagliato sia nella sanità che nella giustizia...o no???

Per non dimenticare mai Eva Ruscio...16 anni
















Catanzaro, 24 lug. (Adnkronos) - La Regione Calabria si costituira' parte civile nel processo per la morte di Eva Ruscio, la 16enne di Polia (Vibo Valentia) deceduta il 5 dicembre 2007, dopo tre giorni di ricovero all'ospedale ''Jazzolino'' di Vibo Valentia a causa di un ascesso peritonsillare. La delibera e' stata approvata oggi dalla giunta su proposta del presidente Agazio Loiero.

''Come Regione - ha detto Loiero - siamo interessati ad accertare tutta la verita'. Cosi' come piu' volte avevo assicurato alla famiglia, la Regione sara' presente con i suoi legali al processo pendente davanti al Tribunale di Vibo Valentia''. Lo scorso 29 giugno il gup ha rinviato a giudizio cinque medici del reparto di otorinolaringoiatria, che avrebbero agito scorrettamente nella manovra di una tracheotomia che ha causato la morte della giovane. Il processo iniziera' il 26 ottobre