domenica 16 agosto 2009

Per non dimenticare mai Carlo Gianfranco Pigliacampo..51 anni







Gli dissero è "Solo influenza", ma è morto in corsia


URBINO - I medici gli riconoscono una influenza, muore in corsia dopo 24 ore di andirivieni dall'ospedale e di sofferenze per problemi cardiovascolari. Carlo Pigliacampo, cinquantunenne di Tavoleto, tecnico per la sicurezza alla Simam di Senigallia, è morto nell'ospedale di Urbino alle 9 del 31 dicembre scorso dopo essere stati ricoverato due volte. Il 3 gennaio l'autopsia ordinata dalla pm Simonetta Catani, che ha aperto un fascicolo. Una vicenda che ha lasciato incredula la comunità di Tavoleto, i colleghi di lavoro di Senigallia e i tanti amici della Croce Rossa e della Protezione Civile dove Carlo Pigliacampo svolgeva volontariato. La famiglia vuole giustizia e così si è rivolta al Codacons regionale rappresentato dall'avvocato di Senigallia Corrado Canafoglia. "La mattina del 30 dicembre - spiega l'avvocato - intorno alle 10.30, Carlo Pigliacampo accusa un forte dolore al petto e al braccio sinistro. La moglie, Fiorella Angeli, chiama il medico di famiglia e il 118 di Urbino. Il medico di base gli diagnostica una problema cardiovascolare e così gli somministra una pastiglia apposita. Poco dopo arriva il 118 che lo trasferisce al pronto soccorso dell'ospedale urbinate. L'uomo non ha febbre ma forti dolori al torace e probabilmente la pasticca consigliatagli dal medico di famiglia ha attenuato quel dolore. Sono le quasi le 11. Qui Carlo Pigliacampo rimane sino alle 17.30, quando i medici constatano una influenza dovuta ad un colpo di freddo e gli prescrivono medicinali per questa patologia. Fiorella Angeli presta servizio volontario nel reparto di chirurgia all'ospedale di Rimini. Più volte - afferma infuriata - ho fatto presente ai medici che mio marito poteva avere un problema cardiaco, ma questi non mi hanno ascoltato ed hanno confermato l'influenza. Carlo Pigliacampo viene dimesso alle 17.30 e torna a casa. "Alle 24 del 30 dicembre - racconta Canafoglia - l'uomo accusa gli stessi dolori della mattina, ma ancora più forti e così la moglie chiama il 118. Di nuovo al pronto soccorso, e per la precisione in astanteria, dove rimane sino alle 8 del mattino del 31 dicembre. Alle 9 circa i sanitari decidono di sottoporlo ad un esame diagnostico al torace. Mentre torna dalla sala esami Carlo Pigliacampo mostra dolori lancinanti al petto e poco dopo muore in corsia. L'autopsia è stata eseguita il 3 gennaio e gli accertamenti autoptici sono ancora in corso. Dalle prime indiscrezioni la morte dell'uomo sarebbe legata a problemi cardiovascolari. "Non vogliamo certo fare processi prima che giungano i risultati degli esami ordinati dalla Procura, certo è però che le modalità, se confermate, in cui è morto il signor Pigliacampo ci lasciano perplessi. Per questo motivo assicuriamo la nostra presenza al fianco della famiglia perché si accerti la verità. Sulla possibilità di una azione legale l'esponente Codacons non lascia spazio a dubbi. Sì, ci riserviamo di costituirci parte civile nel momento in cui fossero individuate responsabilità penali di quanti sono intervenuti.

Per non dimenticare mai Elio Simone, 67enne

http://www.informazione.it/z/11E4205C-07D6-4EAE-A93F-47B4B8FF97B5/LO-TRASFERISCONO-E-MUORE-INDAGATI-37-CAMICI-BIANCHI-Lecceprima-it



Trentasette medici, fra cui due primari, indagati con l’accusa di omicidio colposo per la morte di Elio Simone, pensionato, 67enne di Lecce, deceduto il sei aprile scorso nel reparto di pneumologia all’ospedale di San Cesario. Sul registro degli indagati compaiono i nomi dei “camici bianchi” di due interi reparti: lo staff della terapia intensiva del “Vito Fazzi” e i medici del reparto di pneumologia del nosocomio di San Cesario.

La Procura vuole approfondire le cause del decesso per il quale i figli del pensionato – assistiti dall’avvocato Roberto De Matteis - hanno chiesto ed ottenuto i necessari accertamenti sporgendo denuncia. Il pm Antonio De Donno ha disposto per domani mattina l’autopasia sul corpo del pensionato affidata al medico legale Roberto Vaglio. Le perplessità dei famigliari si concentrano sulle motivazioni che hanno convinto i medici a trasferire il proprio congiunto da un reparto attrezzato e di grande monitoraggio ad un centro privo di qualsiasi specializzazione.

Nel febbraio scorso Simone venne sottoposto ad un delicato intervento chirurgico al cuore eseguito dall’equipe medica dell’ospedale “Vito Fazzi”. L’operazione venne effettuata con successo tant’è che la degenza di Simone scivolò senza particolari intoppi. Come segnalano nella loro denuncia i famigliari, il pensionato venne trasferito - contro il parere degli stessi parenti e di qualche medico dello stesso reparto – a San Cesario. E per i figli, il proprio congiunto non era ancora nelle condizioni fisiche per lasciare un centro così specializzato ed essere “dirottato” a San Cesario.

Nella notte precedente al decesso, a quanto se ne sa, Simone aveva accusato una crisi e i medici erano stati costretti ad attaccargli un respiratore artificiale. Poi, il decesso nella notte tra il 5 e il 6 aprile per un arresto cardiocircolatorio. Ad accorgesi dell’improvvisa dipartita è stata la moglie, la mattina successiva. Per ora, come detto risultano indagati 37 medici. Si tratta di un atto dovuto del pubblico ministero che si è mosso con un intervento “a pioggia” per focalizzare al meglio eventuali responsabilità. Dopo gli esiti dell’autopsia, il gran numero di indagati subirà una fisiologica scrematura.
Francesco Oliva

Per non dimenticare mai Maria Leoni..54anni

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2009/24-giugno-2009/mori-fila-pronto-soccorso-indagata-dottoressa-ospedale-maggiore--1601499278497.shtml

Morì in fila al Pronto soccorso, indagata
una dottoressa dell'Ospedale Maggiore
Maria Leoni era una disabile psichica: le ipotesi di reato sono omissione di atti d’ufficio e omicidio colposo
Il Maggiore

Il Maggiore

*
NOTIZIE CORRELATE
*
Disabile muore al Pronto soccorso del Maggiore

C’è un indagato, una dottoressa del pronto soccorso dell’ospedale Maggiore, nell’inchiesta del pm di Bologna Antonello Gustapane e dei carabinieri del Nas sul decesso di Maria Leoni, la disabile psichica di 54 anni morta il 19 maggio mentre era in attesa in attesa al pronto soccorso con una crisi respiratoria. Il medico, A.M.C., difesa dall’avvocato Alessandro Cristofori, fu la prima a vedere la paziente. Le ipotesi a suo carico sono di omissione di atti d’ufficio e omicidio colposo. Oggi è stata convocata nella caserma del Nas per un interrogatorio. In base alla ricostruzione fatta dai militari del Nas la struttura che ospitava Maria Leoni ha chiamato il 118 alle 14.04, e l’ambulanza è arrivata alle 14.17. Caricata alle 15.06 sul mezzo, è arrivata al Maggiore alle 15.20 e il triage è stato completato alle 15.31. Assegnato il codice di ingresso giallo, la donna è stata visitata alle 16.05 dal medico finito indagato, e alle 16.59 da una psichiatra. Alle 16.08 era stata inoltre sottoposta a elettrocardiogramma e poco prima a esame del sangue. Alle 18 la donna era andata in arresto cardio-circolatorio; sono state tentate manovre rianimatorie. Gli assistenti delle cooperativa Dolce che l’avevano accompagnata al Maggiore avevano raccontato delle ore di attesa senza che nessuno visitasse Maria, e che due dottoresse avevano visto la signora senza però farle una vera visita. L’ipotesi di omissione è relativa al fatto che non sarebbe stato messo il codice giusto di entrata, che non sarebbero state fatte le prime valutazioni con la necessaria urgenza, che non ci sarebbe stato un intervento di uno specialista, visto che al signora accusava una crisi respiratoria.


24 giugno 2009